Mentre gli adulti più giovani hanno optato quest’anno per la partecipazione ad una nuova modalità di campo, la fascia più alta del settore non ha ritenuto di distaccarsi alla tradizione che, sin dagli anni ’80, concepisce il campo come una straordinaria opportunità formativa che vede all’opera, in maniera compatta e organica, le fonti della catechesi, Parola di Dio, Liturgia, Carità, ma anche la contemplazione delle opere del creato favorita dalla scelta di luoghi di straordinaria bellezza. Quest’anno la scelta è caduta su Falcade, centro turistico della Valle del Biois circondato da vette dolomitiche di: Marmolada, Civetta, Pale di San Martino, Cime del Focobon e Cime d’Auta che fanno parte dei nove sistemi montuosi dichiarati nel 2009 Patrimonio dell’UNESCO. [1]
Tema del campo era “Tu mi hai preparato un corpo”, una citazione dalla lettera agli Ebrei (10,5). Assai opportunamente nella relazione introduttiva dell’Assistente Generale don Carlo Bellini riecheggiava il principio secondo cui verità, bellezza, bontà e dinamismo delle creature rifulgono soprattutto nella creatura umana e anche il corpo dell’uomo è buono e degno di onore. Cristo che ha offerto il suo per la nostra redenzione, ne ha fatto lo strumento vivo della nostra più intima comunione con Lui. [2]
Un triplice ordine di interventi affidati a Don Callisto Cazzuoli, a Maria Laura Mantovani e a Valeria Canè, ha offerto una riflessione sulla vita e la testimonianza di tre fedeli recentemente canonizzati: Albino Luciani (Giovanni Paolo I), Clelia Barbieri e Pier Giorgio Frassati. Aldilà dell’enunciazione formale del tema, appare evidente che l’intento dei responsabili fosse quello di riflettere a tutto campo sull’universale vocazione alla santità nella chiesa. [3]
Una conferma di questa impressione sembra provenire dalla scelta di presentare le figure di un Papa e di due semplici fedeli. Soprattutto impressiona la distanza – per età, condizioni sociali, cultura, teologia, ecc. – tra Albino Luciani, salito al soglio di Pietro e la giovanissima Clelia Barbieri, vissuta, per pochissimi anni, sempre nella modestissima realtà delle Budrie. La chiamata alla perfezione, che ha la stessa natura di quella del nostro Padre celeste, è rivolta a tutti e, dunque, possibile a tutti, a prescindere dalla propria condizione e missione. Tutti poi ricevono lo Spirito, elargitore della grazia che produce frutti. Tutti poi commettono molti errori ma, purtuttavia, la possibilità di diventare santi resta integra, per il Sommo Pontefice come per l’ultimo fedele, sino alla fine di questa vita terrena. [4]
Un forte stimolo all’impegno missionario è provenuto dall’intervento di Suor Angela Bertelli, in procinto di rientrare, nonostante sopraggiunti problemi di salute, alla Casa degli Angeli di Bangkok in Thailandia. Un campo formativo come quello che ci occupa, attivo da molti anni (prima edizione Ossana 1-8 agosto 2010 Cercatori di gioia) presenta sempre il rischio dell’autoreferenzialità, vale a dire la tendenza di riferire tutto a se stessi, interpretando gli eventi esterni in relazione al proprio essere o alle proprie esperienze. Per questo i partecipanti vengono invitati a collaborare nel tentare di rendere il campo un’esperienza il più possibile ‘agapica’, cioè fondata su quello che San Paolo definiva l’amore cristiano (Agape), il dono primo e più necessario, con il quale amiamo Dio sopra ogni cosa e il prossimo per amore di lui. [5]
[1] Cfr. Catechesi Tradendae, n. 118.
[2] Cfr. Catechesi Tradendae, n. 122.
[3] Cfr. Lumen Gentium, capitolo V.
[4] Cfr. Lumen Gentium, n. 40.
[5] Cfr. Lumeno Gentium, n. 42.
Di Roberto Cigarini