Quest’anno gli adulti di Azione Cattolica di Modena e Carpi, che di solito scelgono temi socio-politici per il proprio campo invernale, hanno voluto approfondire la tematica dell’identità sociale e personale, esplorando il pensiero di genere. Ad accompagnarli in questo percorso tre docenti universitari: Loris Vezzali, professore associato di Psicologia sociale e dei gruppi presso il Dipartimento di Educazione e Scienze Umane nell’Università di Modena e Reggio Emilia, che ha aperto il campo con la relazione: “Le identità pluralistiche e la battaglia per la promozione dell’inclusività sociale”; il filosofo Damiano Migliorini, specializzato in Filosofia e Scienze religiose a Padova, oggi dottorando in Scienze Umane a Verona, che si occupa principalmente di filosofia analitica della religione, teologia trinitaria e tematiche legate al pensiero di genere è intervenuto su “La questione di genere: antropologia e morale alla prova della postmodernità”; infine, la professoressa Donata Horak, docente di Diritto Canonico presso lo studio teologico Alberoni (affiliato alla Pontificia Università Angelicum) di Piacenza e segretaria del Coordinamento Teologhe Italiane e Coordinamento Associazioni Teologhe Italiane, ha concluso il percorso con una riflessione dal titolo: “Una Chiesa di donne e uomini: identità nomade tra diritti, tradizioni e istituzioni”.
Il prof. Loris Vezzali ha fatto chiarezza sui concetti di pregiudizio, stereotipi e discriminazione che definiscono l’identità sociale, di come questi costrutti hanno a che fare con le ideologie presenti oggi in questo periodo di forte incertezza e di come sia fondamentale il ruolo di alcune persone (leader), che da un lato incarnano la posizione del gruppo e dall’altro indicano la via da seguire. È molto importante riflettere sulle identità sociali, le norme sociali, le ideologie legittimanti, sulla motivazione a desiderare di vivere in sistemi giusti, per promuovere le identità inclusive e «politicizzate» e le norme «morali» e ideologie volte a favorire sistemi sociali equi attraverso il contatto diretto e indiretto tra i gruppi, così come tramite un’adeguata attività mediatica.
Grazie al filosofo Damiano Migliorini abbiamo messo a fuoco l’uomo postmoderno e la sua identità, mix biologico, sociale e culturale. In questa epoca di postmodernità, globalizzazione e capitalismo l’uomo si definisce un soggetto “nomade” perché non ha più risposte condivise (come una volta) su “chi è l’uomo?”, infatti l’identità è in continua costruzione. È in questo clima che, grazie a studi scientifici, emergono le teorie di genere, che hanno la funzione di indagare e dare un nome alla realtà complessa delle identità di genere (LGBTQIA+).
Questo è un aspetto molto importante che influisce sulla nostra teologia e per cui la teologia si deve interrogare per creare un’antropologia davvero adeguata al nostro tempo: Dio ci chiama oggi ad amare in modo nuovo e inclusivo, siamo chiamati a comprendere la complessità senza paure e pregiudizi per poter creare contesti accoglienti soprattutto nelle nostre comunità, a partire dalle famiglie.
Insieme alla prof.ssa Donata Horak abbiamo fatto una carrellata sulla storia del femminismo: “grazie al pensiero delle donne si è spezzato un automatismo”. La decostruzione dell’ingiustizia del sistema patriarcale è avvenuta innanzitutto con il “femminismo dell’uguaglianza” (prima ondata), poi proseguita con la seconda ondata del “femminismo della differenza”, per arrivare a oggi con la terza ondata denominata “Queer Theory e Gender Studies”, che punta all’inclusione di tutti, in modo da non far sentire nessuno “sbagliato”. Non esiste un’“ideologia di gender”, ma una galassia di teorie in questa società complessa che indaga un sé frammentato in continuo cambiamento, che desidera e cerca relazioni.
Anche la Chiesa ha visto nel tempo cambiare il ruolo della donna e anche oggi è chiamata ad interrogarsi e lo fa attraverso i Sinodi, importante strumento di riforma e conversione.